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Fotografia analogica e progettazione elettronica: cosa le accomuna?

A spiegarlo un inedito Graziano Brogi, responsabile in progettazione hardware e sviluppo di nuovi prodotti di Aep

Galeotto fu il modellino di elettronica. È proprio il caso di dirlo per Graziano Brogi, responsabile della progettazione hardware e sviluppo di nuovi prodotti in Aep. Classe 1968, fiorentino Doc, da piccolo era convinto di fare il geometra finché la sua strada non si incrociò con il professore di applicazioni tecniche che per l’esame di terza media gli fece realizzare il modellino di un organo a tastiera elettronico. Un’attività che appassionò Graziano talmente tanto da fargli decidere di farla diventare in tutti i modi anche il suo lavoro. 

Per quali aziende ha lavorato?

«Il mio primo incarico è stato per Consilium Selesmar, leader mondiale nei sistemi radar per la navigazione civile. Nel 1998 sono passato a Logitron, azienda che mi ha visto crescere e che mi ha anche fatto trovare l’amore per la donna che poi ho sposato, Elka». 

Quando è entrato in Aep?

«Nel 2012. Mi assunsero per seguire un progetto in Polonia. Io e il mio team in quella fase facemmo un pezzo di storia di Aep, sviluppando nove apparati con sistema operativo Linux, destinando l’Mxm definitivamente alla via dell’archiviazione».

Qual è la sfida più importante a cui ha partecipato in Aep?

«Progettare e realizzare Futura 3B. Nel 2014 i clienti francesi ci dissero senza mezzi termini che le nostre soluzioni erano le migliori sul mercato ma esteticamente non soddisfacenti. Non potevamo restare fermi ma reagimmo con orgoglio: interpellammo il noto designer Giugiaro che accetto di disegnare la nostra Futura 3B, riprodotta poi in maniera fedele allo studio di stile di Giugiaro. Ancora oggi è considerata la più bella macchina del parco validatrici. Un suo esemplare si trova anche a Moncalieri, in mostra all’interno dello spazio espositivo dell’Italdesign Giugiaro». 

Qual è stato il progetto che più l’ha entusiasmata?

«Quattro anni fa sono stato in India per lavorare allo sviluppo della metro di Mumbai. Direttamente sul posto mi sono occupato di seguire le varie fasi di lavoro, interfacciandomi con un team di progettisti indiani».  

Cosa le piace di quello che fa?

«Progettare qualcosa che ancora non esiste ma che domani potenzialmente verrà utilizzata da milioni di persone».

A cosa sta lavorando oggi?

«Per Milano stiamo progettando validatrici di superficie; all’estero, per Danzica, stiamo lavorando all’installazione di mille terminali da esterno». 

La sua carta vincente?

«Il lavoro di team. Senza i miei colleghi sono sicuro che non avrei ottenuto i risultati di questi anni». 

Passioni?

«Oltre ai miei due figli, Cosimo e Duccio, che sembrano già vocati all’ingegneria, sono appassionato di fotografia analogica in bianco e nero. Come avviene per i progetti di elettronica, scatti di questo tipo nascono dal proprio genio e poi si osservano (quasi increduli) passare da un’immagine latente a quella reale, emozionandosi davanti alla scoperta che il risultato finale è proprio quello che si intendeva “catturare”». 

Qualcosa di lei che in pochi sanno?

«Conservo ancora gelosamente il modellino dell’organo a tastiera elettronico costruito alle scuole medie. In tutti questi anni non ha mai smesso di funzionare. E io di essergli grato».