«Mi sono rimessa in gioco con Aep»

La neo Human Resources Manager dell’azienda si presenta

È appassionata da sempre di lingue straniere, viaggi e mare. Claudia Fabiani da poche settimane è la nuova Human Resources Manager di Aep. Fiorentina, 45 anni, ha alle spalle un diploma linguistico e una laurea in Giurisprudenza, con una tesi in Procedura penale. 

Quale lavoro sognava di fare da piccola?

«L’interprete simultanea, era la mia ambizione, quella che mi ha portato poi a studiare al liceo inglese, tedesco e spagnolo». 

E poi?

«Poi ho scelto una facoltà che mi potesse offrire più possibilità a quei tempi».

Prima di Aep dove lavorava?

«Svolgevo lo stesso ruolo per l’azienda toscana Irplast Spa. Sono stata contattata da Aep a fine 2022. Ero alla ricerca di nuove sfide dopo dieci anni passati in Irplast, dove sono stata bene. Ho cambiato per rimettermi in gioco in un contesto multinazionale, che mi consentisse di interfacciarmi anche in altre lingue per ampliare i confini e per unire al lavoro anche una delle mie passioni di sempre». 

Aep è in cerca di nuove risorse umane?

«Attualmente siamo 113 dipendenti oltre a 2 tirocinanti e sempre in cerca di altre risorse, spesso di non facile reperimento. Al momento cerchiamo nell’area information technology, DevOps ed ufficio tecnico». 

Come sta evolvendo il mondo delle risorse umane e l’approccio al lavoro?

«L’esperienza della pandemia ha rivoluzionato le priorità dei candidati: sono le aziende ora a doversi rendere flessibili per loro. Prima i candidati si concentravano su richieste di natura prettamente economica, alle quali oggi si aggiungono, spesso con maggiore rilevanza quelle relative allo smart working perché in cima alle priorità c’è la necessità di conciliare vita e lavoro».

Cosa non può mancare in un curriculum vitae vincente per Aep?

« L’interesse ad intraprendere un percorso professionale insieme all’azienda per una crescita condivisa, la proattività,  la flessibilità e la disponibilità a rinunciare al full remote. Abbiamo bisogno di figure che garantiscano la presenza in azienda, anche se con ore di smart working. E questo è un grosso ostacolo nel trovare persone potenzialmente idonee». 

Riunioni, meglio di persona o in call?

«Per me i colloqui da remoto non sono colloqui, questo vale anche per le riunioni. A distanza sono sicuramente più facili da organizzare ma manca il confronto, il contatto diretto, l’osservazione e dunque l’analisi del linguaggio del corpo. Da remoto si perde la percezione reale di chi si ha di fronte».

Le piace il suo lavoro?

«Lo amo. Mi fa sentire anche più vicina a mio padre: anche lui è stato direttore delle risorse umane». 

Il suo segreto per rilassarsi nel tempo libero?

«Ideare e realizzare creazioni di bigiotteria; in passato ho fatto anche delle piccole esposizioni». 

Altri sogni nel cassetto?

«Continuare ad approfondire il mio percorso professionale nell’ambito legale e delle risorse umane. Ho trovato la mia strada, ma non si smette mai di imparare».